Carlo Scarpa,
"Kann Architektur Poesie sein?"

Disegno e parola. Segno e suono. Carlo Scarpa insegnava senza dividere mai le due cose, parlava mentre disegnava e disegnava parlando. Il suo discorso cercava di superare la vaghezza delle definizioni aiutato dai confini delle linee e dalle gradazioni dei colori. Poi c’era la mimica del corpo, una gestualità che andava incontro all’uditorio con ironia e sempre con un sorriso sotteso. Lo vediamo proprio così nelle immagini amatoriali girate all’Accademia di belle arti di Vienna il 16 novembre 1976 durante la sua lezione intitolata “Kann Architektur Poesie sein?” (Può l’architettura essere poesia?). Una testimonianza inedita che era custodita nell’archivio di Peter Noever direttore del MAK, il Museum für Angewandte Kunst. Una “diretta” emersa dal passato che si può vedere a Treviso nella mostra “Memoriae causa - Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion 1969-1978” . Durante quella storica lezione Scarpa parla anche della sua libertà intellettuale:”Mi è dispiaciuto che degli studenti di architettura di Venezia abbiano rubato, spaccato e scritto sui muri abbasso i capitalisti, Scarpa venduto. Mai mi venderò e mai sarò venduto, il mio spirito è libero, posso fare una cassa da morto, ma anche una sedia per lei caro signore.”
Tobia Scarpa, oggi impegnato nel restauro delle Gallerie dell’Accademia con Renata Codello, commenta così le parole di suo padre: ”Di fronte alla contestazione di quegli anni mio padre fu un animale sacrificale perché  scelse di non stare a sinistra. Era sostanzialmente convinto che un intellettuale non deve essere schierato. Lui era schierato dalla parte dell’Università alla quale voleva donare le sue carte. E dalla parte degli studenti ai quali insegnava con generosità e ironia, ma anche con rigore: non sopportava la sciatteria di chi si presentava agli esami con un mozzicone di matita o con i fogli spiegazzati.”
La rassegna “Memoriae causa”, che resterà aperta fino al 18 marzo, prende il nome dal libro di Carlo Scarpa che Onorina Brion Tomasin stampò in 200 copie nel 1977. Allestita  a Palazzo Bomben, sede della Fondazione Benetton iniziative culturali, è stata realizzata con la consulenza scientifica di Guido Pietropoli.
”Memoriae causa” si intitola anche il documentario che sarà presentato a Palazzo Bomben venerdì sera e che è stato fortemente voluto dal direttore artistico della Fondazione Gianni Di Capua: “Sono convinto che a differenza del solito catalogo la realizzazione di documentari permetta un’acquisizione più diffusa della proposta culturale attraverso le reti nazionali e i canali satellitari.”
Girato in 18 millimetri dall’architetto e regista asolano Riccardo De Cal, “Memoriae causa” è il primo filmato che tenta un percorso completo all’interno del paesaggio simbolico della tomba Brion e di quello che fu il suo cantiere. Ai racconti di chi lavorò con Carlo Scarpa, il documentario alterna le prospettive e le atmosfere del complesso monumentale di San Vito d’Altivole. I muri inclinati, il propileo con i due anelli che si intrecciano, l’arcosolio, i sarcofagi, la sorgente dell’acqua, il tempietto, il portico/nartece, sono ripresi con uno sguardo continuo ed ininterrotto che diventa misterioso nei set notturni e sensuale nelle inquadrature di un prepotente acquazzone estivo. Allo spettatore che non ha avuto la fortuna di conoscere personalmente Carlo Scarpa, De Cal propone anche quei ricordi speciali, quelle scene a volte sfocate ed incerte tratte dall’inedito filmato viennese. In una di esse  Scarpa si porta la mano alla fronte e dice:”Non bisogna pensare: farò un’architettura poetica. La poesia nasce dalla cosa in sé se colui che la fa ha questa natura. Oppure qualche volta ci sono delle condizioni differenti negli scopi o nelle realizzazioni dell’architettura, non tutte possono avere...” A questo punto l’interprete lo interrompe con un “è difficile”. Lui sorride e guardando verso il basso, come proseguisse in un monologo, aggiunge:”Lo so, difficile, va beh ...pazienza.”

Mario Anton Orefice
(Corriere del Veneto, febbraio 2007)