I 90 anni di Cino Boccazzi

Scrittore, esploratore, medico, Cino Boccazzi nasce il 7 febbraio 1916 ad Aosta. In gioventù apre 40 nuove vie nelle Alpi. Ufficiale paracadutista nella seconda guerra, partecipa alla lotta partigiana, alla rivolta d’Ungheria e alla guerriglia in Ciad. Esploratore per passione, scopre il cimitero dei dinosauri e la “Colline des Obelisques” in Niger; compie 22 traversate nel Sahara e viaggi in Yemen, Arabia, Siria e Giordania.
Esordisce nel ’47 con Tenente Piave – Missione Bergenfield a Coldiluna.
Seguono numerosi romanzi e libri di viaggio, fra i quali Il Mezzogatto (1974) , Lawrence d'Arabia , La lunga pista, La Bicicletta di mio Padre (premio selezione Campiello 1999), Sahara, Le donne blu.
Insieme ad altri è tra i promotori del premio letterario Giovanni Comisso.


TREVISO - Cino Boccazzi ha da poco compiuto novant’anni. Ma il regalo più bello deve ancora aprirlo: la serata “Omaggio a Cino Boccazzi”, organizzata dagli amici del Cai e dall’industriale Renzo Secco. Stasera al teatro Eden di Treviso, Armando Scandellari,Ernesto Brunetta, Alessandro Meccoli e Giuliano De Marchi e Alessandro Moser ripercorreranno con l’aiuto di foto e filmati d’epoca la vita dello scrittore, del medico, dell’alpinista e esploratore trevigiano. Al termine dell’incontro gli sarà consegnata la tessera di socio onorario della sezione trevigiana del Cai.
“E’ il più bel regalo che potevano farmi, è stata davvero una gran bella sorpresa”, dice Boccazzi. Kuki, un simpatico bastardino, sta acciambellato sul divano; un gatto persiano fa lo slalom tra le ossa di dinosauro che ricordano la scoperta del cimitero di dinosauri nel deserto del Niger.
Boccazzi ha appena terminato di scrivere il suo ventiseiesimo libro, un corposo manoscritto che si intitola “La casa ottagonale” e che vuol essere il seguito de “La bicicletta di mio padre”. Rievoca la sua infanzia ad Aosta, quando la mamma lo chiamava “Chièn” e lui trascorreva l’estate con il fratello Luigi in una casa ottagonale fra Chambave e Chatillon. Vicino a quella magica residenza il piccolo Boccazzi incontra il diavolo trasformato in un’ ala di pipistrello che scompare nella ghiaia; sulle montagne scopre i galeotti prigionieri della roccia. Un mondo fantasioso frequentato anche da una vecchia zia che usa l’orario dei treni per capire quando i convogli non transitano: così può camminare lungo le rotaie. Ma un bel giorno sbaglia orario e una locomotiva la travolge.
“Dovrò stare attento all’editore - avverte Boccazzi, perché l’ultimo ha pubblicato i miei libri ed è scomparso”. Com’è possibile? Cino racconta della causa legale che ha promosso contro l’editore Capobianco di Roma. Una società che per anni ha pubblicato i suoi libri senza mai corrispondere i diritti. I primi sospetti sorsero quando scoprì le traduzioni de “La lunga pista” in un negozietto della Siria. La Guardia di Finanza ha accertato che a Roma di questo editore non c’è nessuna traccia e che anche lo stampatore è stato buggerato.
Dietro i suoi grandi occhiali la rabbia scompare quasi subito: “I libri a volte fanno di questi scherzi. Una volta un amico ambasciatore a Buenos Aires mi segnalò che un editore sudamericano stava pubblicando i miei libri. Non ne sapevo nulla. Quella volta però i mie legali riuscirono ad ottenere un buon risarcimento”.
Poi il discorso svolta verso ricordi più lontani e vola su un aereo, quando gli inglesi lo paracadutarono dietro le linee tedesche sul monte Joanaz in Friuli: “Mi ruppi il bacino, per fortuna mi raccattò un gruppo di partigiani, fra i quali c’era anche il fratello di Pasolini, e mi trasportarono alla malga Porzus, quella tristemente famosa per l’’eccidio”.
Fu anche prigioniero del principe Borghese e, in un’altra occasione, davanti a un gruppo di fascisti che lo volevano fucilare si accese sprezzante una sigaretta. Un comportamento che gli valse la medaglia d’argento al valor militare.
“Mescete il sangue!” avrebbe detto D’Annunzio per festeggiare il lieto avvenimento. Il "sangue" è “il Sangue Morlacco”, un’acquavite di ciliegia che Boccazzi beveva alla tavola del “Vate” insieme a Comisso. “Eravamo molto amici con Giovanni ... come lui oggi non c’è più nessuno. Una volta ci portò sul Piave e dopo averci ricordato “il balzo fremente degli Arditi che schiuse la via alla vittoria”, ci fece attraversare il fiume con l’elmetto in testa e la baionetta fra i denti”.
Dalla guerra ai progetti per il futuro il passo può esser breve per un brillante conversatore. L’idea di un’iniziativa enologica prende spunto da una lapide romana che si trova dalle parti di Valdobbiadene. L’epigrafe commemora un centurione romano che non potrà più godere dei frutti della primavera e di quelli dell’autunno che sono indicati con il termine “vindemiales”. “Propongo una mostra su duemila anni di vino nella marca trevigiana che abbia come titolo proprio questo aggettivo che trovo straordinario e poetico”. Altri progetti più letterari riguardano l’organizzazione di una rassegna sugli scrittori adriatici e la ripubblicazione di alcuni inediti del Cinquecento conservati nella Biblioteca civica di Treviso.
E poi c’è un altro libro, no non la “Casa ottagonale”, ma “La strada nella nebbia”: “L’ho appena cominciato, ho scritto cinque o sei pagine, ma il titolo mi piace, tutti noi nella vita ci siamo trovati ad un punto della strada senza capire bene dove ci portasse”.

Mario Anton Orefice
(Corriere del Veneto, marzo 2006)